Sempre sorridente. E sempre con rossetto e smalto. Laura Stopponi, autrice del libro “Amore non conosce misura”, ricorda così Marcella Samuelli, paziente dell’Hospice di Montegranaro scomparsa il 2 giugno scorso. Un’autobiografia che è stata presentata questa mattina nella sede dell’Area Vasta 4 di Fermo, partendo proprio dalla voce di Marcella e da alcuni frammenti delle registrazioni fatte dalla Stopponi.
La presentazione ufficiale del libro si terrà lunedì 7 agosto, alle 18.30 al Veneziano di Civitanova Marche. Ne seguirà un’altra, nella seconda metà di agosto a Palazzo Monti di Servigliano, alla quale prenderà parte anche Don Franco Monterubbianesi.
L’ultimo periodo della vita di Marcella è stata segnato dalla degenza all’Hospice. Ed è lì che la Stopponi, volontaria dell’associazione L’Abbraccio, ha chiesto ai suoi referenti e alla famiglia della donna di poter iniziare “un’esperienza straordinaria”: registrare i racconti di Marcella e dare poi alla luce un libro. “È stato un dono enorme, che mi porterò per sempre. Ringrazio i figli Iolanda e ed Emilio che si sono fidati, so di aver sottratto del tempo a loro ma è stata una cosa che abbiamo fatto insieme.
Sono dei veri guerrieri, perché non hanno letto una riga fino a quando non hanno preso in mano i libro. Marcella ci ha donato la sua vita e speriamo di farne un buon uso”
“Come associazione – spiega la Stopponi – abbiamo fatto un primo pezzo di formazione sulla terapia della dignità, uno strumento di lavoro per pazienti fine vita elaborato dal canadese Max Chochinov. Ed una docente che applica questa terapia, la dottoressa Ines Testoni, è stata molto colpita dal fatto che il nostro progetto è diventato editoriale. Qui non c’è solo la dignità della persona e della sua famiglia, ma una storia da raccontare alla storia: c’è storia della polio, della guerra, di Capodarco, della patente, del diritto al lavoro, del rapporto con il mondo, della maternità di una persona disabile. Insomma, c’è un pezzo di storia del nostro Paese”.
Mariella, che all’Hospice è rimasta più di 5 mesi prima di essere spostata alla Rsa al piano superiore, è morta poco prima di prendere in mano il libro, ma ha voluto dire la sua (“E non poteva essere altrimenti!”) sulla scelta della foto di copertina, da lei giudicata troppo osé. “Quando le abbiamo detto che era perfetta e che non l’avremmo mai cambiata si è arresa” ha ricordato sorridendo la Stopponi. “È stata sempre una persona molto solare – ha concluso – e a noi volontari metteva molto coraggio”.
“L’Hospice rappresenta per chi ci passa un momento di ricordi, di esperienze e di vita vissuta- ha commentato Licio Livini, direttore dell’Area Vasta 4 -. Credo ci si renda conto che si sta alla fine di una traiettoria di vita e, quindi, è anche un sollievo ricordare quello che è stato il passato. Leggendo il libro mi sono fatto l’idea che qui vengono riportati principi etici molto importanti, che valevano tanti anni fa e che valgono per il futuro, soprattutto sul concetto di accoglienza che Marcella ricorda nel suo passaggio a Capodarco. Ci insegna, anche sul tema dell’immigrazione, che dobbiamo essere aperti e partecipativi rispetto a una civiltà che ci appartiene, rispetto al momento storico e a situazioni che non possiamo ignorare. Come operatori sanitari abbiamo tante Marcelle nei nostri servizi, svolgiamo ruoli amministrativi particolari, dobbiamo essere diversi dagli altri perché davanti abbiamo qualcuno con un bisogno ed un problema al quale dobbiamo rispondere”.
“In questi anni l’Abbraccio ci ha sollecitato su più fronti che riguardano i problemi del quotidiano – ha evidenziato Vincenzo Rea, direttore di Distretto -. La nostra area di interesse e il nostro target sono le persone. Certo, l’Hospice ha una situazione particolare per la tipologia dei pazienti, ma non dimentichiamo quelli malati di Alzheimer, di sclerosi laterale o persino un amico che dopo un incidente è costretto al ricovero. Iniziative come queste riconduco il sistema a quella che è la nostra peculiarità come azienda sanitaria. La salute dell’individuo è sempre al centro di tutte le iniziative che mettiamo in campo. Riguardo al libro, posso dire che si tratta di un libro d’amore e di un’inno alla curiosità”.
“All’inizio Marcella è stata un po’ titubante nei rapporti – ricorda Luciano Pini, presidente de L’Abbraccio -. Poi, anche grazie al suo accento toscano, siamo entrati in empatia. E Marcella ha scelto Laura per fare questo lungo lavoro. Siamo stati contenti di questo e nell’introduzione lo diciamo: c’è luogo comune che nell’Hospice si va a morire, perdendo di vista il fine, per cui tutti gli operatori all’interno del reparto e noi cerchiamo di far vivere questa degenza nel modo più dignitoso possibile. E la stessa Marcella lo dice: lì si è sentita come rinascere, ha continuato a credere nella vita. Ed è importante far capire all’esterno che questo succede all’Hospice. C’è questo senso di dignità che vogliamo far emergere, è un reparto particolare anche nel senso buono. Va raccontato, anche dai giornalisti, per far sì che la gente non scelga di rimanere a casa tra mille dolori fisici e psicologici. Questo libro per noi è strumento per fare fundraising e sarà acquistabile con un’offerta dai 10 euro in su, proventi che andranno interamente all’associazione”.
Infine, la figlia Iolanda, che ha raccontato di aver letto il libro tutto d’un fiato, “curiosa ma anche abbastanza terrorizzata”. Non sapeva, infatti, cosa avesse potuto scrivere la sua mamma. “È stato bello, sono i suoi ricordi, ma è la vita di tantissime persone. Ed è una bella tela di penelope che spero porti altro”.
da Cronache Fermane di Andrea Braconi
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